Venerdì 19 marzo il laboratorio di monitoraggio civico Libellula ha presentato “Spendiamoli Insieme”, il sito che racconta come i Comuni siciliani hanno speso (o non speso) i fondi della Democrazia partecipata, pari a circa 4 milioni di euro all’anno, dal 2016 ad oggi. Si tratta dei fondi previsti dalla legge regionale 5/2014, che obbliga i Comuni a utilizzare forme di democrazia partecipata per la spesa coinvolgendo i cittadini nella scelta dei progetti da realizzare. La legge prevede anche che i Comuni che non spendono i fondi debbano restituirli alla Regione.
“Spendiamoli Insieme – spiegano Francesco Saija e Giuseppe D’Avella di Libellula – nasce per promuovere un buon uso delle risorse disponibili e per raccontare le storie delle comunità locali che hanno speso ‘insieme’ e ‘bene’.
Il sito www.spendiamolinsieme.it mostra tutte le informazioni sul tema che è stato possibile rintracciare nei portali istituzionali dei 390 Comuni Siciliani”.
Si tratta di più di 1400 documenti ufficiali, tra cui 165 regolamenti sulla democrazia partecipata approvati dai Consigli Comunali, 766 avvisi che invitano la cittadinanza a partecipare alle decisioni in merito alla spesa dei fondi, 417 informative, soprattutto delibere di Giunta Comunale, che rendono note le decisioni prese.
“È stato inoltre verificato – proseguono Saija e D’Avella – quanto avessero pubblicato i giornali dei vari territori. Sono quasi 400 gli articoli di stampa che il sito riprende. Infine, si è voluto mettere assieme e a confronto i dati comunali e giornalistici con gli unici dati ufficiali disponibili: un decreto che la Regione Siciliana pubblica alla fine dell’anno, che contiene le somme spese o restituite dai Comuni. Ciò significa che per ciascun Comune e per ciascun anno dal 2016 ad oggi, i cittadini interessati possono avere il quadro della situazione in pochi click”.
I primi esiti di questa analisi indicano che circa la metà dei fondi disponibili viene ogni anno restituita dai Comuni alla Regione per mancata spesa. Per quel che riguarda le somme impiegate, in certi casi si nota un’apertura del processo partecipativo insufficiente verso la cittadinanza; in altri casi emergono belle storie di partecipazione da cui derivano interventi significativi per la comunità locale: arredo urbano, sociale e cultura, ma anche sport, scuola e turismo, sono le aree in cui si interviene di più.
In questa operazione di raccolta di dati e storie hanno collaborato con il laboratorio Libellula il quotidiano online Letteraemme e il Presidio Partecipativo del Patto di Fiume Simeto. Ma il processo continua e l’invito a collaborare per migliorare la qualità e la quantità delle informazioni caricate sul sito è rivolto a chiunque abbia un documento, una fotografia o una storia sull’utilizzo dei fondi per la democrazia partecipata da raccontare (inviando una mail a info@spendiamolinsieme.it).
Parallelamente alla pubblicazione del sito, Spendiamoli Insieme ha lanciato una campagna di sensibilizzazione sulle opportunità offerte dalla legge alle comunità locali; con le associazioni, i cittadini e gli amministratori interessati, saranno organizzati incontri per la presentazione di modelli di buona spesa e per fornire l’assistenza e la formazione necessarie ad avviare il processo partecipativo nel proprio territorio. Inoltre, in collaborazione con ActionAid Italia e con la rete di persone e associazioni presenterà una proposta per il miglioramento dell’attuale legge alla Regione Siciliana che, tra i vari temi, insisterà sull’obbligo di ampia pubblicità che il Comune deve dare all’azione di democrazia partecipata.
“La promozione della partecipazione rientra a pieno titolo nella strategia Agorà 2028 di ActionAid Italia, uno dei cui obiettivi consiste proprio nel dare voce a persone e comunità per rendere ricco e pluralistico il confronto nella sfera pubblica. Per questo motivo – sottolinea Sara Vegni, Capa Unità Resilienza di ActionAid Italia – guardiamo con interesse alla legge siciliana che è uno dei pochi strumenti istituzionali in tutto il territorio nazionale per l’applicazione concreta di pratiche di democrazia partecipata. Per funzionare bene, tuttavia, questa legge deve essere accompagnata da uno sforzo di trasparenza da parte delle amministrazioni per rendere chiari sia i tempi che i modi di applicazione della legge, e da un ruolo attivo della società civile regionale anche in ottica di un suo miglioramento. ActionAid contribuirà quindi alla campagna mettendo a disposizione competenze e metodologie come i policy labs, già sperimentate in altri contesti, per migliorare la normativa e costruire, insieme alle associazioni e in dialogo con le amministrazioni locali, un modello di processo partecipativo per un uso corretto delle risorse per la democrazia partecipata da sperimentare concretamente in alcuni Comuni o territori siciliani”.
Spendiamoli Insieme è stato presentato questo pomeriggio durante un incontro online a cui hanno partecipato più di 80 persone, tra amministratori locali, deputati regionali, attivisti, associazioni, cittadini e giornalisti.
Dal 19 marzo sarà online il sito spendiamolinsieme.it, che presenta i dati e i documenti raccolti dallo staff del progetto “Spendiamoli Insieme” sulla spesa dei fondi per la democrazia partecipata in Sicilia dal 2016 ad oggi.
Il sito e i risultati delle ricerche saranno presentati il 19 marzo alle 15:00 durante un incontro online su Google Meet (link: meet.google.com/ftz-opvq-apo).
Fin qui abbiamo trovato, analizzato e caricato sul sito oltre 1300 documenti ufficiali e 300 articoli di stampa che raccontano come sono stati spesi (o non spesi) 4 milioni di euro ogni anno. Secondo la legge regionale 5/2014 (art. 6, comma 1), ogni anno i Comuni Siciliani sono infatti obbligati a spendere il 2% dei fondi che ricevono dalla Regione con forme di democrazia partecipata. Si tratta di più di 4 milioni di euro all’anno.
I Comuni che non utilizzano i soldi a disposizione devono restituirli alla Regione. Secondo i dati ufficiali ad oggi disponibili, i Comuni hanno dovuto restituire, perchè non spesi, circa la metà delle risorse a disposizione.
La democrazia partecipata rischia di essere così un’occasione sprecata.
Spendiamoli Insieme nasce per promuovere un buon uso dei fondi disponibili e per raccontare le storie delle comunità locali che li spendono “insieme” e “bene”.
Lunedì 1 marzo alle ore 17 entra nel vivo il percorso di monitoraggio civico avviato dal laboratorio Libellula insieme all’Università di Messina con l’incontro online “Il patto di integrità per l’ex Banca d’Italia”. Nel corso dell’appuntamento, in programma al link meet.google.com/ova-nrei-its, proveremo a capire nel dettaglio cosa si realizzerà, come e, soprattutto, a quali bisogni della popolazione studentesca e cittadina risponde l’opera pubblica.
Proprio l’analisi dei bisogni, infatti, è il primo tassello in direzione dell’attuazione del Patto d’Integrità, strumento giuridico sperimentato dalla Commissione Europea che mira a rendere più trasparente il processo di una gara d’appalto, istituendo un “patto” di fiducia e reciproca responsabilità ai principi di correttezza, lealtà e trasparenza tra tutti gli attori in gara, aprendo l’appalto ad azioni di partecipazione e controllo da parte della società civile.
L’impegno ad individuare un appalto pilota su cui sperimentare questo strumento giuridico era stato assunto dall’Università di Messina come amministrazione appaltante e da Parliament Watch Italia come ente di monitoraggio nel marzo 2019, in occasione dell’evento di presentazione del laboratorio di monitoraggio civico Libellula. A seguito di quell’incontro, nel dicembre 2019 si è arrivati alla firma del Patto d’Integrità con l’inserimento di UniMe, insieme alla Regione siciliana e al Comune di Palermo, tra le amministrazioni responsabili dell’azione 7 “Prevenzione della corruzione” del quarto Piano d’azione nazionale per l’open government 2019-21, promosso dal Ministero per la Pubblica Amministrazione. A luglio 2020, dopo l’acquisizione dell’ex Banca d’Italia da parte di UniMe, era stata, poi, individuata quest’opera come progetto pilota da monitorare.
«Speravamo di poter partire nel nuovo anno accademico con incontri in presenza sul monitoraggio civico dell’appalto – sottolineano il prorettore vicario Giovanni Moschella e il presidente di Parliament Watch Italia Francesco Saija – tuttavia l’emergenza Covid ci ha costretti a rimandare e a trasferire online tutti i momenti di confronto pubblico, inclusa la prima fase di presentazione delle caratteristiche del Patto e di monitoraggio del fabbisogno».
Interverranno all’incontro: il Prorettore con delega alla legalità Giovanni Moschella; il Direttore Generale UniMe Francesco Bonanno; l’avvocato Simona Corvaja, dirigente dell’Unità tecnica UniMe; il presidente dell’associazione Parliament Watch Italia Francesco Saija; l’avvocato Leonardo Spadolini, esperto legale pro bono del laboratorio di monitoraggio civico Libellula.
L’incontro inaugurerà, inoltre, la fase di analisi dei fabbisogni, che verrà illustrata nelle sue fasi operative e si chiuderà con il primo report di monitoraggio entro maggio 2021.
Conti e Racconti è il modulo di monitoraggio civico del laboratorio Libellula che prova a collegare storie di impegno civico a dati di spesa pubblica. L’idea iniziale era di concentrarsi soltanto sulla visualizzazione dei dati del bilancio del Comune di Messina, a cui associare forme narrative (testi, foto, video). Oggi, su indicazione dei partecipanti di Libellula, sta evolvendo verso una forma capace di ospitare informazioni su qualsiasi processo di spesa a livello locale.
Conti e Racconti si sviluppa in tavoli tematici, costruiti attorno ad un interesse interno al laboratorio. Per trasformare il proprio interesse in una storia, i partecipanti ai tavoli possono contare sulle competenze che Libellula mette a disposizione. Tra gli esperti, i giornalisti del partner Lettera Emme, che supportano il tavolo nella raccolta delle informazioni e nella scrittura della storia e il prof. Carlo Vermiglio, che collabora con Libellula per approfondire i profili economici delle storie nell’ambito di un un protocollo di intesa con il Dipartimento di Economia dell’Università degli Studi di Messina.
Al momento sono stati attivi alcuni tavoli tematici. Le storie intorno a cui lavorano sono quelle della Chiesa Normanna di Mili, dell’ex scuola Costa Fraccola di Curcuraci, lo sbaraccamento di Fondo Saccà e Fondo Fucile, i fondi per l’emergenza Covid stanziati dal Comune di Messina, in particolare la Family Card e i fondi per la democrazia partecipata che lo stesso Comune ogni anno dovrebbe spendere in collaborazione con i cittadini.
I primi dossier completi su queste storie saranno presentati in un incontro online nel mese di febbraio.
Lo scorso 16 dicembre alle ore 10:30 si è tenuto il primo evento pubblico del progetto eProc4Sicily, sostenuto dall’Unione Europea nella cornice di CEF-Telecom, lo strumento strategico del programma Connecting Europe Facility finanziato dalla Innovation and Network Executive Agency (INEA), con il quale la Commissione punta a facilitare l’interazione tra pubbliche amministrazioni, cittadini e settore privato negli stati membri.
Il progetto ha come capofila Sicilia Digitale e come partner Celeris advisory limited, Gruppo Maggioli, Comune di Messina e Parliament Watch Italia.
L’evento, organizzato dal partner Parliament Watch Italia, ha aperto un percorso che mira al coinvolgimento della società civile nella realizzazione di uno dei tre obiettivi di progetto, la realizzazione del “Registro dei Contratti Pubblici” che diventerà la fonte ufficiale di informazione esposta dal portale di gestione digitale degli appalti della Regione Siciliana.
Il Registro renderà disponibili le informazioni su una gara pubblica in formato Open Data, secondo lo standard europeo dell’eForms. Mettendo così in trasparenza tutte le fasi del processo d’appalto, dalla gara all’aggiudicazione fino al completamento dei lavori. Il percorso di consultazione dei portatori di interesse del terzo settore e delle competenze diffuse a vario titolo nella “società civile” si rende necessario, nella creazione del registro, per ricevere indicazioni sui dati e le informazioni che sono più necessarie e auspicate per implementare un efficace sistema di monitoraggio e di controllo della spesa pubblica da parte dei portatori di interesse consultati.
L’eForms è infatti un formulario che ha una parte standard, che l’Europa chiede a tutti gli stati membri, ed una “customizzabile” a livello nazionale, oggetto di un tavolo coordinato da ANAC, a cui verranno portati in forma di documento unitario di richieste dei portatori di interesse i risultati del processo di consultazione.
All’evento erano presenti portatori di interessi e competenze variegate, dal giornalismo al coinvolgimento civico, all’attivismo per la trasparenza, per l’apertura dei dati e la digitalizzazione della pubblica amministrazione, attivi a livello nazionale, regionale e locale
Nel corso dell’evento introdotto da Francesco Saija, (Parliament Watch Italia), Carmen Ciciriello, esperta di appalti a livello europeo (Celeris advisory ltd.) ha illustrato la struttura degli eForms agli intervenuti, che hanno poi aperto un vivo dibattito chiedendo chiarificazioni e esprimendo i propri commenti a caldo.
I partecipanti verranno ora messi in grado di riflettere sui documenti illustrati e di indicare nel corso del processo i propri desiderata per contribuire alla personalizzazione dello standard e assicurarsi di avere in futuro uno strumento pensato per facilitare il loro lavoro di tutti i giorni e rendere un migliore servizio alle comunità di riferimento, all’interesse civico generale di tutti i coloro vorranno approcciarsi al mondo della spesa pubblica sul proprio territorio e controllarne più da vicino effettività ed efficacia.
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